L’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) di Istat offre diversi spunti di riflessione legati all’aspettativa di vita in buon saluto degli italiani. L’analisi arriva in un momento particolare per il Sistema Sanitario Nazionale, chiamato a fronteggiare la crisi legata alla carenza di personale dopo l’esperienza della pandemia: una situazione che influisce sulla qualità delle cure.
L’indicatore della speranza di vita in buona salute aveva raggiunto il suo picco massimo, 61 anni, nel 2020 (primo anno della pandemia di Covid-19), per poi scendere a 60,5 anni nel 2021 e ancora a 60,1 anni nel 2022. La quota di popolazione che nel 2023 si è dichiarata in buona salute è stata del 68,7%, inferiore a quella di tre anni prima, quando aveva raggiunto quota 72%.
Nel rapporto Istat, emerge un grande divario tra il Nord e il Sud: basti pensare che le due città con l’aspettativa di vita in buona salute più alta in Italia sono Bolzano e Trento, mentre a livello regionale, quelle con i dati più bassi si trovano tutte nel Mezzogiorno. In Italia, inoltre, si registra anche un peggioramento che riguarda l’indicatore sulla fiducia nel personale sanitario: il 20,1% dei cittadini ha assegnato un voto compreso tra zero e cinque ai medici, e il 21,3% ha fatto lo stesso per il personale sanitario.