Libertà

Dalla parte di Assange, dalla parte della libertà. Di Battista ci prova, la stampa italiana n

È un peccato che Alessandro Di Battista, nel suo spettacolo al teatro Colosseo di Torino, non abbia citato l’indecente classifica sulla libertà di stampa redatta da Reporter senza frontiere. Una classifica che assolve di fatto i macellai israeliani che hanno massacrato più di 100 giornalisti a Gaza. Ma anche una classifica che assolve completamente i giornalisti del democratico Occidente Collettivo che preferiscono ignorare il trattamento riservato dai rispettivi padroni a Jules Assange. Costretto a marcire in carcere per aver svelato i crimini statunitensi ed il servilismo dei maggiordomi europei.

Ed è proprio ad Assange che Dibba dedica il suo spettacolo. “Colpirne uno per educarne 100” e, indubbiamente, i giornalisti democratici sono diventati tutti educati. Non fiatano davanti alla strage di Gaza. Non si sentivano ridicoli quando scrivevano che i soldati russi avevano finito le funzionalità e combattevano con le pale; quando assicuravano che Putin aveva missili solo per 3 attacchi (ed era il 2022..); quando riportavano le parole di Ursula von der Leyen secondo cui i soldati russi smontavano frigoriferi e lavatrici per recuperare i semiconduttori da utilizzare per gli armamenti.

Questo è il livello dell’informazione italiana libera e democratica. Con i telegiornalisti impegnati a giustificare l’eventuale estradizione di Assange negli Usa per essere definitivamente sepolto in carcere per aver raccontato la verità.

Di Battista infierisce. E ricorda le informazioni rese note proprio da Assange sulle indicazioni della Cia per condizionare le opinioni pubbliche di Germania e Francia in merito alla guerra in Afghanistan. E per far dimenticare i massacri di civili compiuti dalle truppe dei buoni statunitensi. Dunque in Germania si doveva insistere sul rischio terrorismo mentre in Francia si doveva puntare sul velo imposto alle donne afghane e sulla condizione femminile nel Paese dei talebani. Campagne stampa liberissime, ovviamente..

Su tutto questo, sui condizionamenti, sulle dimenticanze delle stragi, sulle menzogne ​​a proposito delle inesistenti armi chimiche di Saddam, sulla mancata informazione a proposito della guerra scatenata contro Gheddafi per impedirgli di lanciare una moneta panafricana al posto del Cfa controllato da Parigi, l’ atteggiamento dell’ordine dei giornalisti italiani è stato emblematico. Silenzio e ancora silenzio.

E allora ben venga Dibba a sostenere che Giorgio Napolitano è stato il presidente peggiore della repubblica e non solo per aver imposto la guerra alla Libia. Ben venga a ricordare che siamo una colonia statunitense dopo aver perso la guerra mondiale. Perché la guerra è stata persa, nonostante i festeggiamenti del 25 aprile.

Il teatro è pieno, il pubblico applaude. Ma per salvare Assange resta solo la speranza che Putin possa offrire uno scambio con uno statunitense detenuto in Russia.

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