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Israele – Hamas in guerra, le notizie di oggi | Bombardieri partiti dagli Usa attaccano basi filo-iraniane in Siria e Iraq, colpiti 85 obiettivi. Mosca chiede riunione Consiglio Sicurezza Onu su raid

• È il 118° giorno di guerra: oltre 27 mila le persone uccise a Gaza. In Israele, 1.200 morti nell’attacco del 7 ottobre.
• Nella notte fra venerdì e sabato gli Usa lanciano raid contro i miliziani filo-iraniani in Siria e Iraq, colpiti almeno 85 obiettivi. È la risposta all’attacco dei guerriglieri in Giordania costato la vita a tre militari americani.
• Colloquio tra leader di Hamas e Jihad per la proposta di tregua.
• Gallant: «La tregua a Gaza non si applicherebbe a Hezbollah».

Ore 20:13 – Accordo ostaggi: manifestanti bloccano autostrada di Tel Aviv

Manifestanti hanno bloccato brevemente il traffico sull’autostrada vicino a Tel Aviv per chiedere la liberazione degli ostaggi. Hanno acceso candele sulla ghiaia a forma delle parole “Aiuto”, nell’ultima dimostrazione del loro disperato bisogno che il governo faccia di più per salvare i loro cari tenuti prigionieri a Gaza. Secondo quanto riferito, Israele sta aspettando una risposta da Hamas per vedere se le parti avvieranno negoziati dettagliati.

Ore 20:07 – Hezbollah: colpiti soldati israeliani in attacco missilistico

Un gruppo di soldati israeliani è stato preso di mira sulle colline di al-Kubra, nel nord di Israele, in un attacco missilistico che ha provocato un numero imprecisato di feriti. Lo ha comunicato Hezbollah.

Ore 19:57 – Borrell: per maggioranza Paesi Ue lavoro Unrwa vitale, alcuni aumenteranno fondi

«L’Unrwa ha svolto un ruolo cruciale nel sostenere i rifugiati palestinesi, e non solo a Gaza» ma anche in Libano e in Giordania, ha detto Borrell. «Chi può sostituirlo da un giorno all’altro?», ha chiesto. Borrell ha dichiarato che l’Ue accoglie con favore l’indagine avviata dall’agenzia e ha anche osservato che Israele critica il lavoro dell’Unrwa da molti anni.

Ore 19:43 – Migliaia a Tel Aviv contro Netanyahu: chiedono rilascio ostaggi

Migliaia di persone si sono raccolte nuovamente a Tel Aviv stasera per protestare contro il governo ed esprimere la crescente frustrazione per come il premier israeliano Benjamin Netanyahu e la sua amministrazione hanno gestito la guerra. In particolare i manifestanti chiedono di fare di più per il rilascio di tutti gli ostaggi portati nella Striscia di Gaza dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele.

Ore 19:30 – Hamas: «Israele ritarda accordo ostaggi, è contro cessate-il-fuoco»

L’alto funzionario di Hamas Osama Hamdan ha accusato Israele di ritardare la conclusione di un accordo per il rilascio degli ostaggi a causa della sua opposizione al cessate-il-fuoco. Hamdan ha affermato che le discussioni di Hamas su un possibile accordo per la liberazione dei rapiti si basano sulle condizioni di un cessate-il-fuoco prolungato, del ritiro completo dell’Idf da Gaza e dell’introduzione di aiuti umanitari. Secondo Hamdan le trattative si svolgono anche con altre organizzazioni.

Ore 19:06 – Capo 007 Ankara incontra Haniye a Doha su tregua

Il numero uno dei servizi segreti turchi, Ibrahim Kalin, ha incontrato il leader politico di Hamas, Ismail Haniye, nella capitale del Qatar Doha. Sia Kalin che Haniye sono stati affiancati dalle rispettive delegazioni in un incontro che ha avuto al centro un possibile scambio di ostaggi tra Hamas e Israele, la ricerca di una strada per un cessate il fuoco permanente e la fine dell’assedio israeliano nella Striscia di Gaza. Sia Israele che Hamas hanno recentemente aperto alla possibilità di un’intesa che porti alla fine del conflitto, un risultato possibile solo con la liberazione dei ostaggi israeliani nelle mani dell’organizzazione palestinese cui deve seguire il rilascio di prigionieri palestinesi e la fine delle operazioni militari di Israele.

In base a quanto rivelato da fonti turche, durante gli incontri tra delegazioni si è parlato anche del problema relativo gli aiuti umanitari, di cui la popolazione palestinese ha urgentemente bisogno e della necessità di uno Stato palestinese indipendente che ponga fine al conflitto con Israele in maniera definitiva. Su questo punto la Turchia spinge da tempo, chiedendo ad Hamas di riavvicinarsi all’Autorita Nazionale Palestinese. L’incontro ha avuto luogo a Doha, dove Hamas ha un ufficio politico. Tuttavia il Qatar ha avuto un ruolo centrale nello tentativi di mediazione tra Hamas e Israele, favorendo l’intesa che aveva portato a un primo scambio di ostaggi.

Ore 18:53 – Mosca chiede riunione Consiglio Sicurezza Onu su raid Usa

La Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sui raid americani in Iraq e Siria. Lo ha annunciato la missione di Mosca presso il Palazzo di Vetro, aggiungendo che la seduta è stata fissata per lunedì, secondo quanto riferisce la Tass.

Ore 18:39 – Borrell: alcuni Paesi Ue pronti a riconoscere Palestina

L’Ue «non può riconoscere alcuno» Stato, «non abbiamo questo potere, lo hanno gli Stati. Ma so che alcuni Stati membri dell’Ue stanno pensando» di riconoscere ufficialmente la Palestina. Lo dice l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell, in conferenza stampa al termine del Gymnich a Bruxelles. La soluzione a due Stati, aggiunge, «non cresce sugli alberi»: se la si vuole perseguire, bisogna «lavorare» perché diventi realtà. La ministra degli Esteri belga Hadja Lahbib spiega che in Belgio «abbiamo il riconoscimento dello Stato palestinese nell’accordo di governo. Aspettiamo il momento buono». Tuttavia, la ministra ricorda anche che Ungheria e Repubblica Ceca hanno «riconosciuto lo Stato palestinese, ma questo non ha cambiato le politiche», dato che ora sono «percepiti come molto vicini a Israele. Questi riconoscimenti simbolici non cambiano molte cose, malgrado il fatto che sono certamente importanti e che stiamo valutando di farlo. Vogliamo un piano di pace, che dia una prospettiva politica per un vero Stato» palestinese, conclude.

Ore 18:30 – In Israele manifestazioni pro ostaggi e contro Netanyahu

Sono da poco cominciate in Israele le manifestazioni per il rilascio degli oltre 130 ostaggi a Gaza – giunti a 120 giorni di cattività nelle mani di Hamas – e le dimissioni del premier Benyamin Netanyahu. In centinaia – secondo i media – hanno partecipato ad una prima protesta ad Haifa. A Tel Aviv davanti il ministero della difesa, il Forum delle famiglie degli ostaggi ha indetto una mega manifestazione il cui slogan principale è: «120 giorni sottoterra senza aria, gli ostaggi sono in pericolo mortale».

Ore 16:56 – Papa: manifestazioni di odio verso ebrei sono un peccato contro Dio

Una condanna forte contro l’antisemitismo. Papa Francesco in una Lettera ai fratelli e alle sorelle ebrei in Israele, «inequivocabilmente» ribadisce che le «manifestazioni di odio verso gli ebrei e l’ebraismo» sono «come un peccato contro Dio». «Purtroppo, bisogna constatare che questa guerra – osserva il Pontefice – ha prodotto nelle opinioni pubbliche mondiali anche atteggiamenti di divisione, che a volte sfociano in forme di antisemitismo e antigiudaismo». «Non posso che ribadire quanto anche i miei Predecessori hanno affermato chiaramente più volte: il rapporto che ci lega a voi è particolare e singolare, senza mai oscurare, naturalmente, il rapporto che la Chiesa ha con gli altri e l’impegno anche nei loro confronti», sottolinea.

«Il percorso che la Chiesa ha avviato con voi, l’antico popolo dell’alleanza, rifiuta ogni forma di antigiudaismo e antisemitismo, condannando inequivocabilmente le manifestazioni di odio verso gli ebrei e l’ebraismo, come un peccato contro Dio», aggiunge Francesco. «Insieme a voi, noi cattolici siamo molto preoccupati per il terribile aumento degli attacchi contro gli ebrei in tutto il mondo. Avevamo sperato che `mai più´ fosse un ritornello ascoltato dalle nuove generazioni, eppure ora vediamo che il percorso da fare richiede una collaborazione sempre più stretta per sradicare questi fenomeni», precisa.

Ore 16:31 – Raid aerei Israele: uccisi 18 palestinesi a Rafah e Deir al Balah

Attacchi aerei israeliani hanno ucciso diciotto palestinesi nelle città di Rafah e Deir al Balah. Lo hanno riferito funzionari sanitari di Gaza. Decine di migliaia di persone sono arrivate a Rafah, al confine meridionale con l’Egitto, negli ultimi giorni portando i loro averi in braccio e trascinando bambini sui carri, da quando le forze israeliane la scorsa settimana hanno lanciato uno dei loro più grandi assalti dall’inizio della guerra per conquistare la vicina Khan Younis, la principale città del sud. Funzionari sanitari di Gaza hanno affermato che un attacco aereo israeliano su un’abitazione di Rafah ha ucciso 14 persone, tra cui donne e bambini. Non c’è stata alcuna conferma da parte dell’esercito israeliano dell’effettuazione dell’attacco. Un portavoce militare ha detto: «In netto contrasto con gli attacchi intenzionali di Hamas contro uomini, donne e bambini israeliani, l’IDF segue il diritto internazionale e prende precauzioni fattibili per mitigare i danni civili».

Le autorità sanitarie di Gaza, che non fanno distinzione tra militanti e civili nei loro conteggi, hanno reso noto che oltre 27mila palestinesi sono stati uccisi dall`inizio della guerra, 107 dei quali nelle ultime 24 ore, con altre migliaia che si temono disperse tra le macerie. A Khan Younis, testimoni hanno riferito alla Reuters che l’esercito israeliano ha fatto saltare in aria un quartiere residenziale vicino al centro della città. Nella vicina città di Deir al Balah, la seconda maggiore concentrazione di sfollati, i medici hanno detto che quattro persone sono state uccise in un attacco aereo su una casa.

Ore 15:20 – Esercito Israele lancia volantino su Gaza: svegliatevi

«La realtà»: questo il titolo di un volantino a più pagine lanciato dall’esercito israeliano nella parte centrale di Gaza. Lo ha riferito la tv Kan secondo cui nel volantino si chiede agli abitanti di «svegliarsi» aggiungendo che Hamas «uccide i vostri bambini». Il ciclostilato include anche articoli sulle sanzioni della Ue al leader di Hamas Yahya Sinwar, l’aumento dell’aiuto umanitario confutando le affermazioni del portavoce di Hamas. «Hanno bruciato i soldi della gente nei tunnel e nelle armi», si sostiene aggiungendo che «hanno distrutto tutto quello di buono, percuotendovi e torturandovi, abbandonando le vostre famiglie nelle strade mentre loro ci nascondono nei tunnel. Non restate in silenzio, il futuro è nelle vostre mani».

Ore 14:50 – Anche Jihad islamica condanna raid Usa, «verso escalation»

La Jihad islamica ha condannato gli attacchi americani in Siria e Iraq. «Condanniamo con la massima fermezza l’aggressione americana contro la Siria e l’Iraq e la violazione della sovranità di entrambi i Paesi, che porterà ad un’escalation della tensione regionale e ad una maggiore instabilità nella regione», si legge in un post della Jihad islamica su Telegram. Il gruppo ha definito gli attacchi una «palese aggressione americana» nell’interesse del «colonialismo occidentale e dell’entità sionista», riferendosi a Israele. La Jihad islamica ha aggiunto che «saluta i popoli rivoluzionari iracheno e siriano che, insieme ai popoli yemenita e libanese, stanno pagando il prezzo per il loro sostegno al nostro popolo palestinese nella resistenza alla guerra di genocidio».

Ore 13:42 – L’Italia lavora a G7 su sicurezza navale in mar Rosso

«In merito alla sicurezza dei traffici navali nel Mar Rosso, Mar Nero e davanti alla costa di Israele, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini sta lavorando per organizzare un G7 speciale dedicato al tema». Lo rivela l’ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto-Guardia Costiera, rispondendo a una domanda durante la seconda edizione del forum `Shipping, Transport & Intermodal Forum´ organizzato a Rapallo da Telenord e The International Propeller Club.

Ore 13:00 – Borrell: per Israele sud di Gaza era sicuro ma cadono bombe

«Israele continua le sue attività militari nel sud, spingendo la gente al confine egiziano. Ci sono un milione di persone nel sud di Gaza che sono state spostate progressivamente verso il confine egiziano. Israele aveva detto che erano zone sicure ma in realtà vediamo che i bombardamenti che colpiscono la popolazione civile continuano e stanno creando una situazione molto grave. I ministri dovranno discuterne». Lo ha detto Josep Borrell a margine del consiglio informale affari esteri.

Ore 12:00 – Hamas chiede rilascio 100-150 prigionieri per ogni detenuto

Hamas chiede il rilascio di 100-150 prigionieri in cambio di ogni ostaggio israeliano, come parte di un accordo in quattro fasi tra il movimento integralista islamico palestinese e Israele. Lo ha riportato il quotidiano libanese al Akhbar, affiliato a Hezbollah. Secondo il quotidiano, la prima fase prevede il rilascio di 36 persone tra donne e bambini; le donne soldato nella seconda fase; i soldati maschi nella terza fase; e nella quarta fase saranno restituiti i corpi detenuti da Hamas. Inoltre, il movimento integralista palestinese avrebbe chiesto il rilascio di 3mila prigionieri arrestati dopo il 7 ottobre, compresi quelli che sono stati nuovamente arrestati dopo essere stati rilasciati in un accordo precedente.

Ore 11:08 – Ministero Sanità Gaza: 27.238 vittime da inizio guerra

Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, amministrata da Hamas, ha aggiornato ad almeno 27.238 morti il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio della guerra con Israele. L’ultimo bilancio comprende 107 morti nelle ultime 24 ore, si legge in una nota del ministero, mentre altre 66.452 persone sono state ferite a Gaza dallo scoppio della guerra il 7 ottobre.

Ore 10:41 – L’Iraq: I raid Usa avranno conseguenze disastrose

L’Iraq avverte di «conseguenze disastrose» per la regione dopo gli attacchi aerei statunitensi L’Iraq ha definito gli attacchi aerei statunitensi in Iraq e Siria — seppure contro obiettivi legati all’Iran — una «violazione della sovranità irachena» che potrebbe avere «conseguenze disastrose» per la regione. Lo riferisce l’agenzia Reuters.

Il messaggio completo di Yahya Rasool, portavoce del primo ministro iracheno: «Questi attacchi aerei costituiscono una violazione della sovranità irachena, minano gli sforzi del governo iracheno e rappresentano una minaccia che potrebbe portare l’Iraq e la regione a conseguenze disastrose».

Ore 08:33 – Le accuse della Siria: «Gli Usa alleati dell’Isis»

Il ministero della Difesa siriano comunica su Facebook sugli attacchi aerei statunitensi, che hanno preso di mira una serie di siti e città nella regione orientale vicino al confine con l’Iraq. Civili e personale militare sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti, si legge in una dichiarazione sulla pagina Facebook del ministero. Gli attacchi hanno causato «danni significativi» a proprietà pubbliche e private. «L’area presa di mira dagli attacchi americani nella Siria orientale è la stessa area in cui l’esercito arabo siriano combatte i resti dell’organizzazione terroristica ISIL [ISIS]», ha affermato il ministero. «Ciò conferma che gli Stati Uniti e le loro forze militari sono coinvolti e alleati con questa organizzazione, e stanno lavorando per rilanciarla come braccio di campo sia in Siria che in Iraq con tutti i mezzi sporchi. L’aggressione delle forze di occupazione statunitensi all’alba di oggi non ha altra giustificazione se non il tentativo di indebolire l’esercito arabo siriano e i suoi alleati nella lotta contro il terrorismo».

Ore 06:49 – Attacchi israeliani nella notte, «più di 100 i morti»

Attacchi sono stati segnalati nelle ultime ore a città Rafah, al confine con Gaza – definita dalle Nazioni Unite una «pentola a pressione della disperazione» – mentre i mediatori internazionali continuano a lavorare a un tentativo di tregua tra Israele e Hamas. Potenti esplosioni si sono udite in città poco dopo la mezzanotte, e il ministero della sanità gestito da Hamas ha riferito che più di 100 persone in totale sono state uccise in tutto il territorio durante la notte.

Ore 01:50 – Nei raid usati bombardieri supersonici B1 partiti dagli Usa

(di Viviana Mazza, corrispondente da New York) Gli Stati Uniti hanno colpito ieri sera, nell’arco di 30 minuti, oltre «85 obiettivi» in quattro postazioni in Siria e tre in Iraq, legate alle Forze Quds dei Pasdaran e alle milizie filo-iraniane. È il primo di una serie di raid in rappresaglia per l’uccisione di tre soldati americani in una base in Giordania, che ha segnato un’escalation nella guerra in Medio Oriente. La notizia è arrivata poco dopo che il presidente Biden ha accolto le salme dei caduti in patria e alla vigilia di un nuovo viaggio del segretario di Stato Blinken nella regione. Biden ha dichiarato che la risposta «continuerà nei tempi e nei luoghi che decideremo». Nessun raid è avvenuto in Iran. Sono stati colpiti centri di comando, di intelligence, depositi di razzi, missili e droni, «scelti perché direttamente coinvolti nei continui attacchi contro gli americani», ha detto il generale Douglas Sims, direttore delle operazioni congiunte dello Stato maggiore Usa. Il generale Sims ha spiegato che nel raid sono stati coinvoolti bombardieri supersonici B1 partiti direttamente dagli Stati Uniti. Ha aggiunto poi che la tempistica è stata dettata dalle condizioni meteo, per assicurare precisione ed evitare vittime civili. «Il messaggio è: non vogliamo più vedere un singolo attacco contro le nostre truppe. Non cerchiamo un conflitto con l’Iran o in Medio Oriente», ha ribadito John Kirby, portavoce del consiglio di sicurezza nazionale. «Non sappiamo se ci sono stati miliziani uccisi», ha aggiunto Kirby. L’Iran afferma che i morti sono 10, tra cui tre iracheni.

Ore 01:11 – Usa: colpiti 85 obiettivi in Siria e Iraq, utilizzate 125 munizioni di precisione

Il governo degli Stati Uniti ha definito «riusciti» gli attacchi effettuati contro obiettivi e strutture legate alla Guardia rivoluzionaria islamica dell’Iran e ai gruppi filo-iraniani in Iraq e Siria. Lo ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Sono stati attaccati 85 «obiettivi» e 7 strutture: 3 in Siria e 4 in Iraq, utilizzando più di 125 munizioni di precisione.

Ore 00:57 – Usa hanno aspettato il meteo favorevole per sferrare l’attacco

Gli Stati Uniti aspettavano condizioni meteorologiche favorevoli prima di effettuare attacchi su Siria e Iraq. Lo riferiscono Nbc-Sky News. «L’operazione è stata progettata in base al tempo, quando abbiamo avuto la nostra migliore opportunità», ha affermato il tenente generale Douglas Sims. «Oggi si è presentato il bel tempo. E di conseguenza, l’attacco ha avuto luogo».

Ore 00:27 – L’ANALISI – Biden avvisa l’Iran: così gli Usa tentano di evitare l’escalation

(di Guido Olimpio) Stati Uniti e Iran provano a ribadire delle regole di ingaggio, per duellare senza colpirsi direttamente evitando un’escalation. Un rischio che in Medio Oriente è sempre presente a prescindere dalle intenzioni iniziali. Il Pentagono ha condotto nella notte i primi raid, una rappresaglia dopo gli attacchi sferrati dalle milizie filoiraniane in Giordania, Siria e Iraq. Gli strike aerei statunitensi hanno riguardato installazioni delle fazioni alleate di Teheran presenti sul territorio siriano e iracheno ma anche quelle della Divisione Qods, l’apparato dei guardiani della rivoluzione che tiene insieme le varie organizzazioni e le assiste. Secondo il Central Command i bersagli, per ora, sono stati 85. Nelle ore precedenti le indiscrezioni hanno ipotizzato una missione prolungata su più livelli con il coinvolgimento del dispositivo militare nella regione, uno schieramento al quale si sono aggiunti altri aerei, compresi i bombardieri B1 e velivoli per il rifornimento in volo. Movimenti tracciati da chi sempre queste attività sulla rete e dunque “visibili”.

Ore 00:26 – Usa: non attaccheremo l’Iran, non vogliamo la guerra con Teheran

Gli Stati Uniti non attaccheranno l’Iran. Lo ha detto la Casa Bianca ribadendo che Washington «non vuole la guerra con Teheran».

Ore 00:24 – Gli Usa hanno avvertito l’Iraq prima degli attacchi contro i miliziani filo-iraniani

Gli Stati Uniti hanno avvertito l’Iraq prima degli attacchi contro i gruppi affiliati all’Iran sul suo territorio. Lo ha detto la Casa Bianca dopo che Baghdad aveva protestato per la «violazione della sua sovranità».

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