Crosetto: «Atti ostili contro Unifil possibili crimini di guerra»
«Questi incidenti sono intollerabili, devono essere accuratamente e decisamente evitati»: questa la dura protestata che, dopo l’attacco alle basi Unifil in Libano, il ministro della Difesa, Guido Crosettoha trasmesso al telefono al suo omologo israeliano Yoav Gallant e poi all’ambasciatore a Roma, convocato d’urgenza al ministero. Il ministro ha anche «trasmesso una comunicazione formale all’Onu per ribadire l’inaccettabilità di quanto sta accadendo nel Sud del Libano e per assicurare la piena e costruttiva collaborazione dell’Italia a tutte le iniziative militari volte a favorire una de-escalation della situazione e il ripristino del diritto internazionale». «La sicurezza dei militari italiani schierati in Libano», ha assicurato Crosetto, «rimane una priorità assoluta» per la premier Giorgia Meloni e «per tutto il Governo Italiano, affinché i Peacekeeper italiani continuino la loro opera di mediazione e di sostegno alla Pace e alla stabilità del Libano e dell’intera regione». Crosetto ha spiegato in una nota di aver contattato già di primo mattino il collega israeliano «per protestare con lui e ricordargli in modo fermo» che quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil” e «verso il contingente» della missione Onu, « è inaccettabile per il governo italiano».
«Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare», ha aggiunto, «ho ribadito che deve essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil». Concetti ripetuti all’ambasciatore di Israele in Italia, convocato nelle prerogative del titolare della Difesa, con cui il ministro ha «fermamente protestato» avvertendo quanto accaduto «non è assolutamente ammissibile, oltre che in netto contrasto al Diritto Internazionale e in aperta violazione della Risoluzione 1701». Crosetto ha poi raccontato in dettaglio l’attacco al quartier generale di Naqoura e alle due basi Unifil 1-31 e 1-32 che ospitano il contingente italiano della missione Onu di interposizione tra Israele e Hezbollah nel sud del Libano, spiegando che «nessun militare italiano è stato coinvolto».
Mercoledì sera «militari regolari dell’Idf avevano neutralizzato alcuni componenti del sistema di video sorveglianza presso la base 1-31 a Capo Naqoura», dove si trova il bunker in cui si erano rifugiati i caschi blu. Colpiti anche «il sistema di illuminazione e un ripetitore radio presso la base 1-32A (dove si tenevano le riunioni tripartite tra libanesi, israeliani e vertici Unifil, ndr) con il carrello di armi portatili». «Stamattina, poi», ha aggiunto il ministro, «alcuni colpi di armi portatili hanno colpito l’interno della base 1-31, su cui è seguito il sorvolo di un drone». «La situazione è attualmente sotto controllo, il personale è in sicurezza», ha sottolineato.
Ma «gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane contro la base Unp 131 potrebbero costituire crimini di guerra e rappresentano sicuramente delle gravissime violazioni alle norme del diritto internazionale umanitario. Sicuramente violazioni non giustificate da alcuna necessità militare».