La LAV ci mostra cosa succede all’interno degli allevamenti intensivi di maiali destinati in parte a diventare Prosciutto di Parma: tra topi, cannibalismo e sporcizia, ecco cosa mangiamo.
Decine di euro al chilo, questo è quanto ci fanno pagare per il pregiato Prosciutto di Parma, quello che però non sappiamo è cosa si celi dietro le quinte degli allevamenti di maiali destinati a diventare un ottimo ingrediente per i nostri panini. A svelarcelo è una nuova indagine della LAV che ha pubblicato le immagini relative agli allevamenti intensivi delle province di Brescia, Mantova e Cremona.
La salute prima di tutto. Quando si parla di allevamenti intensivi spesso si pensa che le critiche avanzate siano di natura ‘animalista’, a ben guardare ciò che accade all’interno di queste strutture però ci si rende conto che la necessità di controlli severi è legata anche a questioni igieniche che Dovremmo interessarci, visto che poi siamo noi i consumatori finali di questi animali. La LAV è entrata in sei allevamenti dislocati nelle province di Brescia, Mantova e Cremona, e alcuni dei quali sarebbero destinati alla produzione di Prosciutto di Parma e di prosciutti di altre DOP per mostrarci quale sia ‘lo stile di vita’ dei maiali prima di diventare prosciutti.
Orrori da gustare. “Infestazioni di topi, box sporchi e strutture fatiscenti, sovraffollamento di suini, cannibalismo, pratiche illegali come le mutilazioni, arricchimenti ambientali insufficienti” questo è quanto traspare inequivocabilmente dal video della LAV.
- Carenza di igiene – Nell’area destinata alla gestazione e al parto sono presenti carcasse di maiali morti. In un’altra zona ci sono carcasse di maiali morti abbandonate all’esterno di un capannone. Si vedono ratti e topi che corrono all’interno dei capannoni. I maiali, vivendo ammassati, urinano gli uni sugli altri. Feci e urina sono presenti nelle mangiatoie e ricoprono il corpo dei maiali. Presso uno degli allevamenti si notano due feti abortiti per terra dietro una scrofa alloggiata individualmente nel box preposto
- Taglio della coda – La stragrande maggioranza dei maiali di tutte le età ha subito il taglio della coda. Le riprese mostrano numerosi codici all’interno di un cassone dei rifiuti contenente carcasse di animali morti (soprattutto maiailini) e altri resti. Il taglio sistematico della coda è illegale nell’UE da oltre 20 anni
- Carenza di arricchimento ambientale – Per quanto questi animali siano destinati a diventare carne, nulla vieta di allevarli in condizioni di arricchimento ambientale adeguati, come previsto tra l’altro dalla legislazione UE. Qui invece i maiali sono tenuti in semplici recinti con pavimentazioni fessurate e non hanno alcuna possibilità di esplorare l’ambiente e relazionarsi tra loro come invece vorrebbero fare.
L’ennesimo caso. Questo ennesimo caso di ‘orrori negli allevamenti’ porta ancora una volta a chiedersi come mai in questi luoghi non ci sono i dovuti controlli che dovrebbero garantire condizioni igieniche e di benessere adeguate. A questo proposito la LAV lancia una campagna e spiega “Tramite l’attuale campagna Fine della campagna Pig Pain di Eurogroup for Animals e le nostre organizzazioni affiliate sono state già raccolte 500.000 aziende di cittadini di tutto il mondo, con le si invitano gli Stati Membri europei (Ministri nazionali dell’Agricoltura) e dell’UE a far rispettare pienamente la legislazione UE sul benessere dei suini”.