Nel settembre 2022, un evento di routine ha avuto luogo nelle strade di Teheran. Una giovane donna, trovata in violazione del codice morale stabilito dalla polizia morale, è stata arrestata. Ma nessuno aveva previsto cosa sarebbe successo: tre giorni dopo, quando si è diffusa la notizia della sua morte a causa delle ferite inflitte dalla polizia, i manifestanti si sono riversati nelle strade in numeri sbalorditivi, chiedendo la fine del regime violentemente oppressivo che avevano trascorso decenni esercitando un governo draconiano e autoritario sotto le spoglie dell’ortodossia religiosa.
In Donna, Vita, LibertàMarjane Satrapi riunisce scrittori, artisti, attivisti e studiosi per collocare gli eventi di quel settembre nel contesto più ampio della politica iraniana e offrire ai lettori uno sguardo alle molteplici sfaccettature della vita nei mesi, nei giorni e nelle ore in cui una rivoluzione prende i suoi primi respiri. In che modo la rabbia e la frustrazione di un popolo trovano un voce?
Storie di rivoluzione
Mahsa Jina Amini aveva ventidue anni e si trovava a Teheran con la sua famiglia per far visita ai parenti. Dopo essersi tolta il velo mentre camminava in città, è stata catturata dalla polizia morale sanzionata dallo stato e portata nei loro uffici in un furgone. Sebbene in seguito i funzionari abbiano affermato che Amini aveva complicazioni di salute preesistenti, la verità era chiara a chiunque avesse sofferto gli eccessi di questo sistema in precedenza, o semplicemente osservato la scena politica iraniana negli ultimi due decenni: la punizione in questo sistema è simbolica, una donna deve essere colpita dove ha peccato; il fatto che Amini non avesse indossato il velo aveva significato colpi brutali alla testa, con conseguenti fratture al cranio.
Mentre le foto della sua famiglia in lutto finivano su Internet grazie a un coraggioso giornalista, anche lui poi penalizzato, le donne scendevano in piazza in massa, si toglievano il velo, lo bruciavano, inondando Internet di immagini di rabbia rovente. Mentre il movimento prendeva slancio, in parte perché la diga delle donne in attesa di un cambiamento cedeva, e in parte perché era popolare nel vero senso della parola con la partecipazione diffusa degli uomini, il mondo fu costretto a guardare e a prenderne atto.
In riquadri dai colori vivaci e dalle parole semplici, vengono raccontate storie distinte. Spesso in poche pagine, occasionalmente in una pagina più ampia, i confini di un mondo sono magistralmente incisi e lasciati alla riflessione del lettore. Leggiamo dei college in cui le studentesse hanno sfidato la segregazione di genere in ogni punto e delle case in cui l’argomento della sciarpa fa esplodere qualcosa che non può più essere contenuto. Poi c’è la delicata arte della protesta: come inviare un segnale, dove riunirsi, quando correre al riparo, ogni parte della macchina richiedeva un discreto montaggio e smantellamento. Questa disarticolazione serve bene la narrazione: le reazioni sono un guazzabuglio, un arazzo di shock e paura, disperazione e coraggio; quando ci ritroviamo troppo immersi nell’azione del momento, le lezioni di storia la situano nel contesto delle molte strade che hanno portato al presente.
Invocando gli antichi dei
Emergono alcuni dettagli sconvolgenti, come: “Da novembre 2022, oltre mille giovani studentesse sono state avvelenate da gas tossici nelle scuole in tutto l’Iran”. In altri punti, pagine e pagine diventano memoriali per coloro che sono morti combattendo per giorni che potevano solo sperare che i loro compatrioti avrebbero presto visto. In nome della religione, in nome della tradizione, in nome della nazione, molti grandi dei sono stati sostenuti per proteggere uno status quo che esige la gioia e il sangue di coloro che affermano di servire; e Donna, Vita, Libertà li chiama coraggiosamente. Le diverse opere insieme tentano di catturare un momento nel tempo definito non solo dalla tragedia che lo ha provocato, ma anche dal puro potenziale di rabbia che lo alimenta.
Con grande attenzione ai dettagli, i collaboratori del libro evidenziano come l’Iran, un’altra vittima di quella che i cittadini hanno iniziato a chiamare la maledizione dell’oro nero, riferendosi ai paesi ricchi di petrolio della regione che si trovano in una crisi geopolitica di lunga durata, sia più di ciò che i popolari organi di informazione occidentali lo fanno sembrare. Nei piccoli frammenti di vita che cogliamo in questi riquadri, ci ritroviamo a chiederci tutte le altre cose che potrebbe essere. Guidando i lettori attraverso le conseguenze delle proteste storiche, se ci sono momenti di disperazione o quando il senso dell’orientamento è annebbiato, c’è sempre uno slancio definito verso il cambiamento, carico di speranza, risoluto nella convinzione di un miglioramento.
“Woman life freedom” è stato un canto intonato per la prima volta dalle donne curde alla fine del XX secolo, creando tra le tre parole una sorta di sangue vitale, la condizione di ciascuna inestricabilmente legata a quella dell’altra. Il suo fascino risiede senza dubbio nella potente retorica che è in grado di creare, ma forse anche nella semplice verità che evoca. Il patchwork di racconti e aneddoti in Donna, Vita, Libertà è un invito a provare empatia, a vivere con forza e tenerezza questo momento di possibilità e a lottare per la convinzione che tutti i tiranni cadranno.
Donna, Vita, Libertàa cura di Marjane Satrapi, tradotto dal francese da Una Dimitrijevic, Seven Stories Press.