Un intervento per cancro alla mammella o l’eventuale radioterapia successiva comportano, al di là del buon esito degli stessi, una certa dose di disagio e sono sovente associati a condizioni – temporanee o durature – di disabilità, come il linfedema dell’arto superiore, che compromettono spesso non soltanto le normali funzioni dell’arte interessata ma anche un già delicato equilibrio psico-fisico nella donna ammalata.
Il linfedema dell’arto superiore è una delle condizioni più riscontrate nelle donne sottoposte a chirurgia oncologica al seno. Consiste in una malattia caratterizzata dall’aumento del volume del braccio, dovuto a una stasi della linfa. Da diversi anni, presso la Struttura di Recupero e Riabilitazione Funzionale dell’ASL CN2 è presente un Centro di Riferimento Regionale per la diagnosi, la cura e la riabilitazione di questa patologia.
La Struttura di Recupero e Riabilitazione Funzionale promuove il benessere e il recupero funzionale delle donne che operano al seno in piena sinergia anche con la Struttura di Oncologia (con interventi riabilitativi fisiatrici organizzati e avviati già durante i trattamenti adiuvanti immuno e chemioterapici), la Struttura di Senologia (con la presa in carico delle pazienti operano al seno già nell’immediato decorso post operatorio tramite intervento dei fisioterapisti) e la Struttura di Psicologia (per la realizzazione di interventi psicologici in gruppo con le pazienti, in concomitanza al percorso di riabilitazione fisiatrica) dell’Azienda Sanitaria.
Nel percorso di cura delle donne che operano di tumore al seno, all’approccio prettamente medico viene sempre più sovente affiancato un percorso di riabilitazione basato sulla promozione del benessere bio- psicosociale attraverso il ricorso alle “terapie espressive” e alla “psicomotricità”. Filo conduttore di questo orientamento è l’integrazione di mente e corpo, come interconnessi e reciprocamente influenzati e la creatività come risorsa volta al benessere della persona.
In quest’ottica, negli ultimi anni l’ASL CN2 ha organizzato, con il prezioso supporto dell’associazione trecciase Noi Come Tee delle albesi Ho Cura, ANDOS (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) e LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori)diversi percorsi integrati di Musico-danza Terapia, ScritturaEmotiva e Acquagym e, visto il gradimento delle partecipanti e il successo terapeutico degli stessi, è pronta a riproporli per l’anno 2024.
“Le terapie espressive utilizzano l’arte come strumento di cura e del prendersi cura. Le esperienze vissute in ambito laboratoriale di gruppo consentono ai partecipanti di esplorare diverse modalità di libera espressione e di condivisione delle proprie potenzialità comunicative e creative, in una dimensione di non giudizio estetico e prestazionale, integrando linguaggi che diventano riparativi e trasformativi nel vivere quotidiano”, commenta il dottor Giancarlo Rando, direttore della Struttura di Recupero e Riabilitazione Funzionaleche aggiunge: “Il trauma della malattia comporta una interruzione della continuità della vita e quindi un riadattamento del mondo interno ed esterno di ognuna. In questo attraversamento così complesso e faticoso in cui si può sperimentare spaesamento e incertezza, le terapie espressive e la psicomotricità possono fare emergere le risorse per ristabilire connessioni interne ed esterne, recuperare un maggiore senso di benessere psicofisico, facilitare processi di autoregolazione e generare un contatto più rassicurante e creativo con se stessi”.
Presso l’Ospedale Ferrero di Verduno, in uno spazio accogliente e non giudicante, le donne sono state accompagnate a sperimentare intensi momenti di condivisione attraverso le tecniche di Musico-danza Terapia: espressione corporea (postura, movimenti familiari e non, respiro, radicamento, ritmi, esplorazione di diverse qualità del movimento in relazione a sé e nell’incontro con l’altro); musicoterapia recettiva (ascolto di musiche proposte dalla terapeuta e dal gruppo con libere verbalizzazioni, rilassamento psicofisico con musica e immaginazione) e musicoterapia attiva (improvvisazioni di gruppo con strumenti musicali, voce e corpo). I percorsi sono stati condotti dalle professioniste della musicoterapia Sabrina Borlengo e Paola Castagno.
“Il percorso da noi proposto ha incluso tutte le dimensioni dei partecipanti: corporea, psichica, sociale, insieme alla dimensione gruppale, rivelatasi risorsa preziosa e fondamentale”, aggiunge la signora Norma Costantino dell’associazione Noi Come Te. “Ognuna con la propria unicità, ma in connessione e profonda condivisione con il gruppo ha potuto riconoscersi, accettarsi, scoprire parti nuove di sé, rinforzando la propria autostima e il potenziale di connessione con la vita”.
La scrittura terapeutica può aiutare il paziente a confrontarsi con i propri sentimenti e le proprie emozioni, specialmente se dolorose. Il riconoscimento delle emozioni conferisce una maggiore comprensione di se stessi. Per questo motivo la scrittura ha un grande potere trasformativo e rigenerativo nel recupero dalla malattia.
“I laboratori di lettura e scrittura emotiva svolti in gruppo permettono di esprimere le emozioni senza timori e senza giudizio, esplorando il nostro mondo emotivo ed entrando in contatto con il nostro dialogo interiore, incluse le emozioni negative”, spiega la dottoressa Luciana Saglietti dell’associazione Ho Cura e della CADENZA. “La prima persona alla quale vogliamo raccontare la nostra storia siamo noi stessi: l’autonarrazione è un grande strumento di aiuto, soprattutto nei momenti di confusione e cambiamento, come durante la malattia. Scrivere senza sentirci giudicati ci alleggerisce dai pesi, ci permette di dare un confine al nostro dolore, ci aiuta a capire quali emozioni ci stanno attraversando e ci permette di imparare a governarle”.
Un buon recupero bio-psicofisico associa all’approccio prettamente medico e al supporto delle terapie espressive anche un percorso di riabilitazione psico-motoria, che l’ASL CN2 ha declinato con ottimi risultati organizzando sedute di sedute Acquagym, riproposti anch’essi per il nuovo anno. Lo spirito dello stare insieme è risultato energizzante, trasformando le giornate di attività in occasioni per dare forza al gruppo per raggiungere il traguardo comune. Per tutti i partecipanti è stata un’occasione per condividere il proprio percorso, abbattere le barriere, trovare nuovi amici e iniziare un nuovo cammino rigenerativo.
“Ringrazio tutte le associazioni con cui collaboriamo per questi progetti di recupero funzionale” conclude il dottor Rando. “Considero il loro supporto fondamentale per lo sviluppo dei percorsi di cura e riabilitazione per i nostri pazienti operano al seno. Ci siamo resi conto dell’opportunità di sviluppare dei progetti continuativi, perché è forte l’esigenza da parte loro di riappropriarsi del proprio corpo, scoprire che anche dopo l’intervento si continua ad essere donne nella propria interezza, evitare di isolarsi nella sofferenza e nella solitudine. I risultati in termini di gradimento e di efficacia confermano quanto questa fiducia sia ben riposta”.